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Il Santuario della Malophòros della antica città di Selinunte
Al di là del fiume Modione (Sélinos) vicino la fonte d’acqua Gaggera, ad occidente dell’Acropoli di Selinunte, vi è situata una estesa area sacra nominata Santuario della Malaphóros, il nome deriva dal principale tempio ritrovato, edificato in onore di Demetra “portatrice di melograno”.
L’area sacra delimitata da un muro di cinta, possiede una forma quadrangolare e vi si trovano al suo interno: altari, edifici di culto e diverse stele.
Al témenos (terreno destinato al culto di un dio) si entra da nord-est, attraverso un propileo monumentale a colonne, davanti al quale vi è una struttura di forma circolare, tipica dei culti eleusini (ricorderebbero il pozzo Callicoro di Eleusi; per altri invece potrebbe trattarsi del basamento di un altare). A destra del propileo vi sono i resti di una lunga galleria a portico, con sedili interni ed esterni, per consentire presumibilmente la sosta ai cortei funebri. Inoltre nel témenos sono stati scoperti due altari per i sacrifici ed un pozzo.
Spostato verso nord dal témenos della Malophóros è ubicato il Santuario di Zeus Meilìchios, composto da un recinto sacro e da un piccolo tempio. Il tempio, con colonne monolitiche e scanalate, si innalza in fondo al recinto su uno stilobate con due gradini, è caratterizzato sia da elementi dorici che ionici, come il Tempio B dell’Acropoli di Selinunte. La sua struttura ricorda un edificio di epoca punica. Proviene inoltre dalla zona un’interessante iscrizione in cui si parla di un rito di purificazione, vi compaiono i nomi di Myskos e Euthydemos, figure importanti per la città di Selinunte, una sorta di eroi locali con santuari propri, dove si svolgevano i riti ad essi dedicati.
Si suppone che nelle vicinanze del Santuario della Malaphóros sostassero i cortei funebri che conducevano i defunti alla necropoli di Manicalunga. Inoltre il Santuario ha un grande rilievo dal punto di vista etnico-storico, in quanto luogo in cui si incontrarono sovrapponendosi diverse etnie fin da tempi storici antichissimi.
Diffuso era nei santuari di Demetra e Core (quasi sempre fuori le mura) e con caratteristiche architettoniche tipiche, era il fatto che il culto dei morti si univa a quello della fertilità, con pratiche unicamente femminili. La posizione del Santuario della Malaphóros fuori dell’area urbana di Selinunte, in prossimità delle acque (mare, fiume e la fonte d’acqua Gaggera), risulta significativa per l’analogia che si presenta con i Tesmofória, ossia i santuari dedicati a Demetra Tesmefora (dea dell’agricoltura e dei matrimoni).
Nel Santuario della Malaphóros sono stati ritrovati reperti di varia natura, conservati al Museo Archeologico Nazionale di Palermo.
Svariate statuette e maschere in terracotta, riproducenti la figura femminile di una divinità, probabilmente Demetra. Sono venuti alla luce anche alcuni vasi corinzi e protocorinzi, arule ed un bassorilievo con la raffigurazione del rapimento di Persefone da parte di Plutone-Hades. Recuperate anche una serie di stele gemine, terminanti cioè nella parte superiore con due teste, una maschile ed una femminile, raffiguranti forse la coppia divina Zeus-Pasikráteia, divinità legate al culto dei morti. Infine ritrovate anche numerose lucerne cono monogramma costantiniano, testimonianza di un insediamento cristiano sovarappostosi tra il III ed il VI secolo a.C.