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L'Acropoli di Selinunte
Nel periodo del suo più grande splendore, Selinunte era abitata soprattutto sul pianoro di Manuzza, nell’area settentrionale dell’acropoli, occupata per la stragrande maggioranza da edifici di carattere pubblico.
Tramite gli studi e gli scavi eseguiti si possono distinguere in maniera precisa due periodi storico-architettonico dell’acropoli di Selinunte: il più antico, quello greco, databile dal VII al V sec a.C.; il successivo quello punico risalente al IV – III sec. a.C. Nell’acropoli di selinunte coesistono pertanto resti delle costruzioni greche e puniche.
La svolta storica architettonica di Selinunte è la distruzione della città ad opera dei Cartaginesi nel 409 a.C., data che contraddistinse in maniera netta la fisionomia successiva dell’Acropoli.
L’acropoli di Selinunte si sviluppa con una distribuzione regolare, un sistema di strade orientate in senso est-ovest incrociano la grande arteria nord-sud.
La parte meridionale dell’acropoli, fin dall’epoca della fondazione (altari e recinti sacri precedenti il Tempio C), non è invece disposta secondo questo piano ortogonale (che influenzerà l’orientamento dei templi di Selinunte), essa costituiva una vasta area sacra denominata “la città degli dei”; successivamente la zona fu poi insediata dalle abitazioni puniche, costruite con la tecnica a telaio. Le case del periodo punico rendono più difficoltosa la ricostruzione storica della zona, esse infatti si sovrappongono ai resti degli edifici sacri. Tuttavia, malgrado l’esistenza nel luogo di abitazioni private, sembra vi si continuasse a svolgere riti religiosi anche in epoca punica.
Curiosità: a sud del Tempio C si trova il cosiddetto “Mégaron”, uno dei templi più antichi della città di Selinunte.
Tra le costruzioni dell’acropoli di Selinunte, i templi si distinguevano fra tutti per le loro proporzioni e l’armonia delle forme architettoniche. Essi furono costruiti in un arco di tempo che oscilla tra la prima metà del VI secolo e la prima metà del V secolo a.C., fatta eccezione per un piccolo tempio la cui costruzione risalirebbe all’età ellenistica.
I templi di Selinunte vengono generalmente indicati con lettere dell’alfabeto, essendo incerta l’attribuzione dei singoli templi alle varie divinità e ai riti ad esse dedicati.
Svariati sono i templi presenti nella zona dell’acropoli di Selinunte, tra questi oltre al superbo e antico Tempio C (il principale) che sovrasta la collina dell’acropoli troviamo: Tempio O (quello più a sud), Tempio A (subito a nord del tempio O), Tempio D (immediatamente a nord del tempio C), Tempio B (eretto su un piccolo dosso a lato del Tempio C) è considerato di età ellenistica, infine si hanno il Mégaron (probabilmente il più antico tra gli edifici sacri) ed il Tempio delle piccole Metope (dove sono state rinvenute sei metope in calcare di dimensioni ridotte rispetto a quelle del Tempio C).
Nell’area dell’acropoli di Selinunte, un altro aspetto molto importante da visitare e da studiare sono le fortificazioni, dalle quali si evince molto dell’evoluzione della città.
I resti delle fortificazioni ora visibili non coincidono con la struttura muraria originaria. La possente cinta che abbraccia gran parte dell’acropoli di Selinunte venne eretta sulla disposizione urbanistica più antica, le fortificazioni seguono l’andamento del terreno fino al naturale restringimento che collega la collina al pianoro di Manuzza, qui conclude il tracciato un muro di sbarramento dritto, nel cui centro, sull’asse della grande arteria nord-sud, si apre la cosiddetta Porta Nord, il principale punto d’accesso alla città di Selinunte.
Le tecniche con cui sono state costruite le cinte murarie, per lunghi tratti, tramite il riuso dei blocchi ben squadrati provenienti dai resti delle ricche case all’esterno della muraglia sono il simbolo di una città sconvolta nel suo assetto, si pensa infatti che esse siano state costruite immediatamente dopo la disfatta di Selinunte ad opera dei cartaginesi nel 409 a.C., le mura infatti sarebbero state volute da Ermocrate in gran fretta.